Durante tutto il ‘900 l’amianto è stato utilizzato in edilizia come materiale addizionale nella preparazione di vernici e del cemento per realizzare i tetti degli edifici. Intorno agli anni ’60 si è scoperto che questo materiale, di natura fibrosa, provocava reazioni infiammatorie nell’organismo umano che, talvolta, potevano portare anche all’insorgenza di una tipologia particolare di tumore, chiamato mesotelioma pleurico. Tuttavia, in mancanza di prove scientifiche attendibili, si è continuato ad inserire l’amianto nelle preparazioni edilizie fino al 1992 quando in Italia ne è stato vietato completamente l’utilizzo.
Come viene rimosso l’amianto
La rimozione dell’amianto può essere attuata attraverso tre procedimenti: la rimozione, l’incapsulamento o il confinamento. Solamente le ditte competenti possono attuare la bonifica dell’amianto e sono i professionisti stessi a scegliere quale procedimento intraprendere.
In caso di rimozione dell’amianto, l’intera quantità di questo materiale viene eliminata esponendo però i lavoratori ad un rischio maggiore di contaminazione e soprattutto vengono prodotti dei rifiuti potenzialmente dannosi e nocivi. Ecco perché questa tecnica viene usata molto di rado.
Come suggerisce la parola stessa, l’incapsulamento consiste nel costruire una pellicola attorno alle fibre di amianto e riuscire così a schermarle. Questa soluzione è meno pericolosa e meno costosa della precedente, tuttavia necessita di una certa manutenzione e controllo perché l’incapsulamento può deteriorarsi col tempo.
Ultima opzione, ma non per importanza, il confinamento che consiste nell’isolare la zona che contiene fibre di amianto dal resto dell’edificio o della zona rimasta “sana”. Una volta isolato l’amianto deve essere anche sottoposto ad un processo di incapsulamento.
Legislazione rimozione amianto in Italia
Quando è stato chiaro che esisteva una correlazione tra queste patologie e l’inalazione delle fibre che compongono questo materiale, il suo utilizzo in edilizia è stato immediatamente vietato. Tuttavia ovviamente erano già state costruite un numero ingente di abitazioni utilizzando l’amianto per cui è stato necessario regolamentare e organizzare lo smaltimento dell’amianto già presente.
In merito a ciò, la legge vigente al momento in Italia, obbliga tutti i possessori di edifici contenti amianto a rimuoverlo entro il 2020. Nel nostro paese se si ha la necessità di operare la rimozione dell’amianto è obbligatorio affidarla ad una delle aziende regolarmente iscritte all’albo nazionale delle imprese che si occupano della gestione dei rifiuti.
Costi rimozione amianto
I costi delle operazioni di rimozione risultano a carico del possessore dell’edificio che contiene amianto. Tuttavia esistono diversi incentivi statali in Italia che cercano di sgravare in qualche parzialmente le spese da sostenere. Analizzando alcuni preventivi pubblici, risulta che per smaltire dall’amianto una superficie di circa 50 metri quadrati possono essere richiesti dai 20 ai 25 euro per metro quadrato da trattare.
Se la superficie da bonificare aumenta, aumenterà anche il prezzo: per 100 metri quadrati vengono richiesti dai 14 ai 20 euro per metro quadrato; per 200 metri quadrati di area si passa ai 26 euro e per una superficie di 500 metri quadrati il costo al metro quadrato può arrivare a sfiorare i 30 euro.
Se avete necessità di rimuovere l’amianto dalle vostre abitazioni, dai vostri cappannoni o da altri edifici in vostro possesso, un ordine cronologico delle operazioni da fare può essere quello di contattare una ditta specializzata regolarmente iscritta all’albo, richiedere un preventivo e poi fare subito domanda per ottenere detrazioni fiscali anche del 50% grazie all’Ecobonus, rinnovato anche per il 2019. In questo modo oltre ad adempiere al vostro compito di cittadini e a liberare l’aria dalle tossine liberate dall’amianto, risparmierete anche un’ingente somma nei procedimenti di bonifica.