È fuor di dubbio come gli ultimi diciotto mesi siano stati caratterizzati da fusioni e acquisizioni nel mondo delle aziende. La crisi finanziaria del 2008, infatti, ha imposto un cambio di rotta nelle strategie delle aziende, col placet anche delle più importanti autorità economiche e finanziarie, al fine di creare gruppi maggiormente profittevoli e resilienti ad eventuali altri shock economici e finanziari.
I cosiddetti processi di “M&A”, infatti, sono stati gli assoluti protagonisti – complice anche l’avvento della pandemia – di questi primi mesi dell’anno, trovando ampio risalto nelle più prestigiose testate giornalistiche nazionali: se vuoi restare aggiornato sulle ultime notizie di economia ti consigliamo di seguire il sito www.2anews.it
Cosa sono le operazioni di Mergers and Acquisitions
Se i processi di fusione sono stati sollecitati da più parti per creare un’economia reale più forte, in molti casi sono i singoli imprenditori a volerli realizzare. Per operazioni “M&A”, acronimo di Mergers and Acquisitions, si intendono le operazioni di acquisizione/fusione che hanno lo scopo di modificare l’assetto di due o più aziende.
La motivazione principale che spinge le aziende ad effettuare questa tipologia di operazione, è quella di creare maggior valore in termini di utili e di crescita dei ricavi. In molti casi, se supportate con un progetto di crescita costante e lungimirante, le operazioni di Mergers and Acquisitions rappresentano spesso benzina corroborante della crescita aziendale, come dimostrato da svariati casi nel nostro paese.
Nel corso degli ultimi due decenni, infatti, le imprese italiane che hanno ottenuto i maggiori successi sono state protagoniste di operazioni straordinarie di acquisizione e fusione, come, solo per citare alcune, Amplifon, Campari, Luxottica e Granarolo. Tutti nomi che, di fatto, sono diventati leader indiscussi del proprio settore di riferimento, grazie ad un’attenta politica di crescita che le ha viste protagoniste di operazioni di “M&A” di rilevante importanza.
Le operazioni Mergers and Acquisitions consentono, in molti casi, di entrare in nuovi mercati, diversificare la loro produttività, incorporare nuovi brand e, soprattutto, migliorare le catene distributive e il know how tecnologico. Tutti elementi a dir poco fondamentali per il nostro sistema paese, che per restare competitivo sui mercati sta sfornando diverse operazioni M&A anche nel settore delle PMI, Piccole e Medie Imprese italiane.
La sfida alla quale è chiamata l’Italia nei prossimi anni con le PMI
Esse, come noto, rappresentano la spina dorsale della nostra economia, complice anche l’assenza, fatta salva qualche rara eccezione, di grandi multinazionali italiane. In un mercato imprenditoriale internazionale che non fa sconti, unire le forze rappresenta, non di rado, la mossa vincente per migliorare i profitti e restare competitivi col resto del mondo, in particolar modo nei confronti di Cina e Stati Uniti.
Secondo alcuni esperti, non è da escludere che nei prossimi anni, ricalcando quanto già avvenuto con la nascita di Stellantis (sancita dalla fusione di Peugeot e Fiat Chrysler), si assisterà a consolidamenti aziendali di ampio respiro europeo che riguarderanno anche le aziende medie e piccole. Il nostro paese, di conseguenza, non dovrà farsi trovare impreparato dalle sfide dei prossimi decenni.
La necessità nel nostro paese di creare aziende più solide, strutturate e profittevoli, la si può dedurre anche da alcuni numeri. Le imprese italiane sopra il miliardo di euro di ricavi sono la metà di quelle tedesche: 352 contro 664.
E se il paragone con la locomotiva tedesca ai più potrebbe risultare azzardato, data la storica superiorità teutonica in ambito economico, quello con la Francia è ancor più esemplificativo: oltralpe, le imprese che sfondano la barriera del miliardo di ricavi sono 490, contro le nostre 352.