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Si prospetta una stangata per le PMI

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Aumento di costi per una media di 3500 Euro all’anno

La legge delega che il Governo sta lanciando a proposito di riforma della disciplina della crisi di impresa ed insolvenza stabilisce variazioni normative che andranno a rappresentare un incremento di costi per 133 mila imprese italiane, le piccole e medie imprese che, su questo sono tutti concordi, sono un elemento trainante dell’economia italiana e forse la realtà che maggiormente contribuisce al miglioramento della disoccupazione. Ad oggi queste aziende non sono tenute a dotarsi di organi di controllo o del revisore dei conti se non a fronte del realizzarsi di alcune condizioni e cioè la contemporanea presenza di attivo patrimoniale maggiore di 4,4 milioni di Euro, a fronte di ricavi da vendite e prestazioni maggiori di 8,8 milioni e un numero di dipendenti superiore a 50 unità.

Le nuove norme 

Secondo la nuova legge delega, secondo Paolo Zabeo dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, contemporaneamente al rinvio della nuova norma che prevedeva il calo dell’aliquota fiscale al 24% e il rinvio dell’abolizione degli studi di settore, le PMI dovranno dotarsi di un revisore dei conti o di un organo collegiale di controllo se per due esercizi consecutivi si realizzi anche solo una delle tre condizioni precedentemente previste, abbassando i limiti di natura finanziaria a 2 milioni e anche con una ridotta soglia di numero di dipendenti, ora fissata a 10 unità. Queste nuove norme provocheranno un maggior costo complessivo per le PMI pari ad oltre mezzo miliardo di Euro all’anno. La CGIA di Mestre lamenta, di conseguenza, l’atteggiamento del governo che invece di agevolare un settore trainante per l’economia nazionale pare fare di tutto per ostacolare lo sviluppo. Particolarmente colpite le economie di Veneto e Lombardia dove risiedono il 33% delle PMI. I Governatori di queste Regioni si attiveranno presso il Governo centrale al fine di richiedere un cambio di rotta.