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Quando i social network fanno male

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I social network fanno parte ormai da anni della nostra quotidianità. Utilizzati sia per motivi di lavoro – LinkedIN, per esempio, è uno strumento fondamentale per chi è alla ricerca di un impiego ma anche per chi lo ha già e vuole consolidare il proprio personal branding – sia in ambito privato, ci hanno oggettivamente cambiato la vita, mettendo in primo piano diversi aspetti positivi.

La possibilità di trovare lavoro è solo uno dei tanti. Da non dimenticare è anche la possibilità di interagire con persone con cui si condividono passioni e di non perdere di vista amici o parenti lontani. Il mondo social, però, ha anche dei lati oscuri. Quali, di preciso? In quali frangenti i social network fanno male? Scopriamolo assieme nelle prossime righe di questo articolo.

Cosa sapere sulla FOMO

Prima di approfondire le specifiche sulle situazioni in cui i social network fanno male, è doveroso soffermarsi sul fatto che, nel momento in cui si chiamano in causa questi spazi web, si inquadrano degli strumenti che, presi da soli, non hanno nulla di particolarmente negativo. La loro peculiarità principale, ossia dare la possibilità agli utenti di condividere contenuti, può amplificare disagi già presenti.

Un esempio utile da citare è quello della cosiddetta FOMO (Fear of Missing Out). Con questa espressione, si inquadra una forma di ansia sociale che si contraddistingue per la paura di non essere costantemente aggiornati in merito alle attività online dei propri contatti.

Problematica che vede chi ne soffre avere paura di perdere occasioni di interazione sociale, la FOMO si manifesta con sintomi molto chiari. Uno dei principali riguarda il fatto di guardare il telefono e i social in particolare non appena ci si alza. Da non dimenticare è poi l’insorgenza di sintomatologia fisica come il sudore e il respiro affannato non appena ci si trova in situazioni in cui è impossibile guardare i social.

Social network e autostima: un binomio non sempre positivo

I social network sono nati inizialmente come strumenti utili a ricontattare amici del passato. Nel corso del tempo si sono trasformati, diventando delle vere e proprie vetrine sulla vita di vip che, fino a qualche decennio fa, venivano paparazzati dai fotografi dei giornali di gossip. Oggi come oggi, osservare le loro vite patinate è più facile e anche più pericoloso.

Chi non ha un’autostima sufficientemente forte, può infatti sperimentare delle situazioni di forte inadeguatezza. Queste ultime, possono sfociare in vera e propria dismorfofobia, visione distorta del proprio corpo che, dati alla mano, sta comportando una crescita della richiesta di interventi di chirurgia estetica. L’obiettivo di queste operazioni da parte di chi li richiede è di cambiare il proprio volto rendendolo il più simile possibile al viso dei propri idoli modificato dai filtri social.

Come imparare a gestire il proprio rapporto con i social network

Nel momento in cui ci si accorge di avere un rapporto problematico con i social network, si possono mettere in atto diverse strategie. Si può, per esempio, scaricare app che rendono impossibile utilizzarli. Un’altra strategia prevede il fatto di tenere il telefono lontano dal comodino quando si va a letto, utilizzando, per alzarsi la mattina, una sveglia tradizionale.

Quando la situazione diventa insostenibile, è meglio chiedere aiuto a un professionista specializzato. Non bisogna vergognarsi né avere paura che costi troppo. Intervenire in caso di FOMO o altri approcci patologici ai social è urgente: il rischio, in caso contrario, è di compromettere seriamente la propria vita sociale o professionale.

Per quanto riguarda i costi, è bene fare presente che, oggi come oggi, gli onorari degli psicologi sono a dir poco accessibili: a dimostrarlo ci pensano casi come quello della consulenza psicologica prezzi Monia Ferretti.

L’esempio della Dottoressa Monia Ferretti e di molti altri professionisti, dimostra chiaramente che, grazie alle consulenze online per fortuna sempre più diffuse, è possibile proporre i propri servizi a un costo sostenibile per l’utente finale, con ovvi vantaggi per il suo benessere interiore.