L’oro affascina perché unisce valore, durata e lucentezza. Per trasformare un gioiello, una moneta o un lingotto in qualcosa di affidabile, bisogna stabilire con precisione quanta parte del metallo sia effettivamente oro e quanta parte derivi dalla lega.
Da questa misura dipendono quotazioni, certificazioni e decisioni d’acquisto. Il tema richiede particolare chiarezza, perché bisogna considerare sempre quali unità si usano, quali test sono attendibili, in quali casi conviene un’analisi rapida e in quali una verifica di laboratorio.
Verifiche tradizionali: coppellazione e pietra di paragone
Tra i metodi tradizionali, la coppellazione oro è il test a fuoco più rigoroso per determinare il titolo. In questo caso, un piccolo campione viene fuso insieme al piombo e assorbito da una coppella porosa riscaldata; i metalli meno nobili si ossidano e vengono trattenuti dalla coppella, mentre rimane una minuscola pallina di metallo prezioso.
Pesando prima e dopo, con bilance ad alta sensibilità, si ottiene il contenuto effettivo di oro. Il procedimento richiede personale formato e strumenti idonei, ma fornisce un risultato di riferimento. Nella pratica professionale si procede spesso con l’aggiunta di argento per separare meglio l’oro, così da ottenere una misura stabile anche su leghe complesse.
Accanto a questo metodo, si può citare anche quello della pietra di paragone. Si sfrega il campione su una pietra nera e si applicano reagenti con caratteristiche differenti. L’osservazione della traccia, che tende a dissolversi o a resistere, offre un’indicazione interessante per orientarsi. È una verifica veloce, utile in fase di test, meno adatta quando occorre una certificazione formale.
Carati e millesimi: come leggere i valori
Due scale esprimono la purezza con immediatezza. La scala in carati parte da 24 per l’oro puro: 18 carati corrispondono a 750 millesimi, 14 carati a 585 millesimi, 9 carati a 375 millesimi. La seconda scala usa i millesimi e torna utile per i punzoni di fabbricazione: un marchio 750 indica che 750 parti su 1.000 sono oro, le restanti sono rame, argento o altri metalli che conferiscono durezza, colore e lavorabilità.
Per passare dai carati ai millesimi è sufficiente moltiplicare per 1.000 e dividere per 24. Capire queste equivalenze aiuta a confrontare correttamente oggetti simili e a interpretare per tempo eventuali discrepanze tra marchio e test.
Bisogna ricordare che il punzone definisce l’intento di fabbricazione, non lo stato attuale dell’oggetto. I gioielli antichi, le riparazioni aggressive o le placcature usurate possono modificare la lettura, motivo per cui un test strumentale conferma ciò che l’occhio non coglie.
Test avanzati in laboratorio
Per esigenze di certificazione elevata, i laboratori ricorrono ad altre procedure. Il campione viene disciolto e analizzato con strumentazione ad elevata sensibilità. Alcune tecniche, come la spettrometria ottica a emissione o la spettrometria di massa su plasma, leggono concentrazioni minime e restituiscono un quadro completo della lega. L’operazione richiede un ambiente controllato e una certa competenza dal punto di vista chimico.
Inoltre, comporta la distruzione di una piccola porzione del prodotto e risulta indicata quando il valore economico giustifica una prova definitiva o quando occorre validare lotti di produzione.
Esiste anche la verifica con separazione argentifera, utile per gioielli con elevata presenza di argento: attraverso una sequenza di dissoluzione selettiva e ricostituzione, si ottiene un numero stabile che si può confrontare con gli standard metrologici.
Colore dell’oro e contenuto reale
Molti associano l’oro giallo all’idea di purezza elevata, l’oro rosa a una percentuale maggiore di rame, l’oro bianco alla presenza di metalli che schiariscono la lega. Il colore, però, offre indizi, non certezze.
Gli stabilimenti moderni modulano finemente la composizione per ottenere tonalità specifiche mantenendo il valore dichiarato. Affidarsi soltanto alla valutazione del colore, quindi, porta a valutazioni approssimative. La misura, quando eseguita correttamente, consente di avere riferimenti certi.